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La prima medaglia azzurra delle olimpiadi brasiliane e la forza mentale. La lezione di nervi saldi di “occhi di ghiaccio” Xuang Hoang

Il motivo principale per cui amo le Olimpiadi è che regala momenti di definizione cosmica. Accade qualcosa che non avviene in nessun’altra competizione, neppure in un Europeo o un Mondiale, e lo percepisci come un brivido lungo la schiena anche a diecimila chilometri di distanza davanti al tubo catodico. Molti atleti si giocano tutto in pochi secondi: quattro anni di sacrifici immensi, di lavoro, di privazioni inimmaginabili in una stoccata, un lancio, un tiro o un salto, il che vale soprattutto per quelle discipline “povere”, che finiscono sotto i riflettori soltanto durante i giochi a cinque cerchi. In quei momenti, te ne accorgi nitidamente, non vince il più forte in assoluto, ma il più dotato di “attributi”, inteso come voglia di essere il primo del pianeta, come incapacità di accettare la sconfitta. Non conta essere il favorito, il primo della classe: Petra Zublasing si presentava a Rio, nella specialità carabina dieci metri, con in tasca tutti i record possibili e immaginabili e si è ritrovata fuori dalla finale, trentatreesima classificata.
LA PRIMA MEDAGLIA AZZURRA – Avrei voluto parlare, a proposito, di Rossella Fiamingo, la prima medaglia della spedizione brasiliana vinta dall’Italia nella spada femminile. La bella catanese, due volte campionessa mondiale, era stata una “iena” (così viene soprannominata in pedana) in semifinale contro la cinese Sun, insinuandosi nelle paure dell’avversaria e recuperando uno svantaggio di tre stoccate a ventotto secondi dalla fine. In finale di fronte all’ungherese Emese Szasz il destino gli ha mostrato la faccia opposta della medaglia: sul 10-6 a favore dell’azzurra è mancata un po’ di cattiveria e freddezza per chiudere i conti, così la prima medaglia italiana di Rio 2016 assume un sapore agrodolce.
I NERVI DI ACCIAIO DI XUANG HOANG – E’ in una location da “intenditori olimpici” che va in scena una delle più incredibili prove di forza mentale a cui abbia mai assistito. Nella finale della gara maschile di pistola ad aria compressa dieci metri il vietnamita Xuang Hoang stava dominando da inizio alla fine con punteggi marziani .Gli altri si giocavano la medaglia d’argento, e lo sapeva anche il rumoroso pubblico brasiliano, scatenato a fianco del beniamino locale Felipe Wu Almeida. Una gara che richiede la massima concentrazione può letteralmente farti crollare sotto il peso della tensione: ne sa qualcosa il cinese Yifu Wang, che a Atlanta 1996 con un vantaggio enorma di 3.8 punti su Roberto Di Donna all’ultimo tiro si “sparò sui piedi” e perse un oro incredibile, finendo le sue olimpiadi in barella con la maschera dell’ossigeno davanti alla bocca. Analogamente al cinese, Hoang ha guidato agilmente la classifica fino al penultimo tiro, quando sbaglia del tutto e si fa superare dal brasiliano, sempre dietro fino a quel momento. Nei momenti di definizione la tensione ti stritola o tira fuori il meglio di te. Prima dell’ultimo tiro lo sguardo glaciale di Hoang è di quelli che hanno visto la luce e poi il buio. Potrebbe togliersi il pensiero velocemente e accettare la sconfitta, invece fa colpire Almeida, poi alza il braccio con la pistola dritta come un fuso e rimane immobile per un tempo infinito: dieci, venti secondi a mirare immobile, distaccato dagli schiamazzi dei tifosi carioca, e poi “spam”. 10,7. E medaglia d’oro! Il cecchino di Hanoi sembra per un attimo Clint Eastwood nel Texano dagli occhi di ghiaccio. Per capire la difficoltà dell’impresa, ha colpito da dieci metri un bersaglio della grandezza di uno spillo dal diametro di 11 millimetri. Con le spalle gravate dalla pressione e dalla paura di una sconfitta pesante come il rimpianto di un’occasione che non ti ricapiterà mai più nella vita.
MATTEO O MICK? – Mentre tutte le discipline sportive della prima settimana hanno preso il via ieri, si è vista, o per meglio dire, “sentita” la presenza del premier Matteo Renzi. Sugli spalti a tifare per Vincenzo Nibali, il ciclista azzurro è caduto mentre era in fuga a dieci chilometri dal termine e si è rotto la clavicola. Aveva annunciato la sua presenza anche per le gare di carabina femminile (flop della Zublasing) e di spada femminile (argento di Fiammingo, ma poteva essere oro). Di sicuro si tratta di pure coincidenze, ma per non rischiare di essere tacciato per il nuovo Mike Jagger, che in Brasile durante i mondiali di due anni fa non era proprio ben visto dai tifosi di casa, forse il buon Matteo domani si farà un tuffo dalla spiaggia di Copacabana. Rigorosamente lontano dai siti olimpici Made in Italy!

Alessio Laganà

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